CANDIDA FERRARI

GOCCE
cartoni metallici, acetato dipinto, cm 140 x 70 

Ferrari, aderendo fin dagli anni Settanta ai movimenti di Arte Concettuale e Cinetica, tendenze che concepiscono l'operare artistico come investigazione intellettuale verso concetti come l’idea, l’idea stessa di arte, il tempo, individua nella Luce il fondamento della propria ricerca artistica con il doppio obiettivo di visualizzarla PER LA SUA VALENZA ASTRATTA E in quanto LETTURA DELL'ARTE SUI RISULTATI CONDOTTI DALLA SCIENZA sulla luce, nel nostro tempo.  Sceglie di addensare una materia sottile e trasparente, plastica, lucente, divenendo questa il medium conduttore della Luce per una ricerca che escluda ogni riferimento al naturalismo. Funzione dell’arte è l’indagine rivolta alla semantica: Ferrari coinvolge il plexiglass per le sue proprietà sintetiche, plastica, e per il significato del termine alle origini, plastikos, che significa propriamente malleabile, adatto ad essere modellato, Con la precisa intenzione di considerare della luce sia la forma che la sostanza . “La domanda, per Candida Ferrari”, come dice Walter Guadagnini, “se la luce possa farsi corpo e luogo”. L’artista da sempre indaga oltre il limite del supporto della tela. In quest’ottica la sua concezione dell’arte trae direttamente dal primo 'Manifesto' dello Spazialismo, firmato da Lucio Fontana nel 1947: “vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro… l'arte deve produrre forme artificiali …arcobaleni di meraviglia nell'eternità”. inoltre: " CI RIFIUTIAMO DI PENSARE CHE SCIENZA ED ARTE SIANO DUE FATTI DISTINTI, CHE CIOÈ I GESTI COMPIUTI DA UNA DELLE DUE ATTIVITÀ POSSANO NON APPARTENERE ANCHE ALL'ALTRA”.
Ferrari attribuisce alla tela la funzione di “varco” conduttore della massima estensione ed astrazione dell’idea, trattando sul piano concettuale il fenomeno ondivago complessivo della Luce sottoposto alla funzione percettiva dell’intelletto. Nelle sue opere, la Luce, proveniente dallo spazio al di là della tela oltrepassandola, diviene densità, incontra il limite fisico dettato dagli oggetti presenti nello SPAZIO ABITATO, E IL LIMITE PERCETTIVO DETERMINATO DALLE RESISTENZE 

GOCCE

soggettive alla luce per  imporsi CONCETTUALMENTE COME FORMA VISIVA DI UNA determinata sostanza fotonica, il  corpo prodotto dall'onda, il suo PROPAGARSI INCLINATO NEL VUOTO DESTINATO A UN’INSIEME SIMULTANEO VISIVO COLLOCABILE OLTRE LA REALTÀ FISICA, e nel tempo, oltre il suo scorrere ciclico percepito.  LE SUE OPERE, PURA DENSITÀ DI ONDE E PERFORMANCE INGLOBANTE LUCE, ASSUMONO FORME SPAZIALI E ATEMPORALI, CON L’INTUIZIONE DELL'ARTE CHE SUPPORTA LA FISICA MODERNA: “LA LUCE È COMPOSTA DA FOTONI, DETTI QUANTI DI ENERGIA. VERA SOSTANZA E CORPO”.
L'ONDA  COMPRENDE IL COLORE, SENZA DIVENTARE MAI OGGETTO: e' una GOCCIA, con riferimento alle gocce del polimero liquido (il plexiglass utilizzato all'origine) le cui caratteristiche sono molto simili a quelle dell’acqua, e trasferendo lo stato primario e perfetto della forma della goccia d'acqua (del polimero) alla luce. OPPURE SI SFRANGIA IN STRISCE COLORATE, O DIVIENE COLONNA IRRADIAZIONE. TEMPO E LUCE PER FERRARI SONO UN RAFFINATO INTRECCIO PER DARE VITA A FORME ARTIFICIALI DELLA SCULTURA, E INTRAPRENDERE UN VIAGGIO ARTISTICO NEL TEMPO SOSPESO, COGLIENDO LA MERAVIGLIA DELL’IDEA FORMATASI NELLA PERCEZIONE, NELL’INTELLETTO.  L’OPERA DI FERRARI NON HA RELAZIONE CON LE SOFISTICATE E INNUMEREVOLI INSTALLAZIONI LUMINOSE DRAMMATURGICHE CONCEPITE E PROPOSTE DAI MOLTI ARTISTI ADERENTI ALLA LIGHT ART. DI FATTI, QUESTI ARTISTI UTILIZZANO LA LUCE ARTIFICIALE COME UN MEDIUM, NE FANNO OPERE SCINTILLANTI E IL FINE STESSO DELL’ARTE, SPESSO ALLONTANANDOSI DAL CONCETTO SPAZIALE DI CUI FONTANA STESSO FU PIONIERE, IN QUANTO PADRE DELLO SPAZIALISMO E, IN ITALIA, ANCHE DELLA LIGHT ART.
LE OPERE "GOCCE" DI FERRARI CONSISTONO DI LUCE, DEL BIANCO, E DI BUIO, O DEL NERO E SVELARSI agli occhi DELLA MENTE, LA FONTE AUREA, QUEL SEGNALE OLTRE IL BUIO CHE PROVIENE DAL CERVELLO E NE SVELA IL CONCETTO. NELLA VISIONE CREPUSCOLARE PERCEPIAMO UN PAESAGGIO NERVOSO, AD OCCHI CHIUSI VEDIAMO CON IL "TERZO OCCHIO”. COME solo NELL’ARTE.


Marinella Galletti

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